Si parla tanto di federalismo fiscale come una maledizione per le regioni del meridione. Però per certi versi potrebbe essere una vera e propria manna dal cielo.
In Sicilia, il federalismo fiscale già c’è. Ed è pure un federalismo fiscale ‘pesante’ e che potrebbe essere una tale fonte di vantaggi economici per la Sicilia che potrebbe indirettamente e radicalmente modificare anche il vivere quotidiano di ognuno di noi per i tanti e tali benefici economici che se ne trarrebbero.
Un federalismo fiscale che è però rimasto tale solo sulla carta. Una carta importante, lo Statuto Siciliano che, ricordo, ha un valore talmente cogente che non può essere modificato nemmeno da leggi del Parlamento Nazionale se queste non siano costituzionali. Insomma stiamo parlando di una delle più alti fonti del diritto nazionale che però rimane fin troppo spesso in soffitta, dimenticato e mai applicato.
Fonte di benefici per la Sicilia e nella stragran parte del suo articolato è rimasto ad oggi è solo lettera morta. Di che ci lamentiamo allora?
L’ articolo 37 recita testualmente:‘1. Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell'accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi.
2. L'imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima’.
Da restare a bocca aperta. Una norma di legge (costituzionale, ribadisco) mai applicata e che avrebbe un effetto dirompente per l’economia Siciliana. In italiano mi sembra di capire che L’IRES applicata alle imprese che producono o commercializzano direttamente in Sicilia dovrebbe.. restare in Sicilia.
E non sto parlando di un articolo di legge vecchio, modificato ma ho appena riportato parte del testo (tutto d'un fiato) coordinato dello Statuto speciale della Regione Siciliana approvato con R.D.L. 15 maggio 1946, n. 455 (pubblicato nella G.U. del Regno d'Italia n. 133-3 del 10 giugno 1946), convertito in legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2 (pubblicata nella GURI n. 58 del 9 marzo 1948), modificato dalle leggi costituzionali 23 febbraio 1972, n. 1 (pubblicata nella GURI n. 63 del 7 marzo 1972), 12 aprile 1989, n. 3 (pubblicata nella GURI n. 87 del 14 aprile 1989) e 31 gennaio 2001, n. 2 (pubblicata nella GURI n. 26 dell'1 febbraio 2001). Insomma esiste ed è in vigore..
Insomma l'art. 37 più che puzzare di vecchio puzza solo di muffa perché è lì, vivo, ma semplicemente non è mai stato utilizzato.Ed in fondo si tratta solo di una partita di giro. Gran parte delle imposte applicate alle imprese con impianti e stabilimenti in Sicilia (e sono tante) invece di andare a Roma resterebbero qui in Sicilia.
Fino ad oggi a Roma sono state fatte 'orecchie da mercante' e, diciamo pure che il nostro politico regionale medio non è proprio in grado di 'spiegare' le esigenze statutarie.. Si è parlato tanto di legalità anche ai recenti dibattiti politici. Allora mai occasione migliore. Applichiamo le leggi che esistono da 60 anni e che non sono mai state applicate. E' un Nostro Diritto Costituzionale.
Nello specifico: per quello che riguarda le imprese industriali il prelievo, ricordato di recente spesso sui quotidiani, potrebbe essere facilmente applicato alle imprese che raffinano il petrolio in Sicilia (ed io aggiungerei le imprese che producono energia). E tra queste ci sono nomi importanti con fatturati molto importanti e con interessi in Sicilia notevoli. Tra le tante ricordo che nella raffinazione del petrolio e produzione di energia hanno interessi diretti l’ENI, la ERG, la ENEL ed altri ancora.
Ma la norma va ben oltre. Non sono solo le attività industriali ad essere oggetto del prelievo fiscale a beneficio della Regione Siciliana. Lo sono anche le imprese commerciali. Qui si apre potenzialmente una vera e propria rivoluzione economica per il sistema Siciliano.
Ricordo allora, ed ancora, che è impresa commerciale ogni impresa che non rientra fra quelle agricole e artigianali. Secondo il Codice Civile:
Sono imprese commerciali quelle che svolgono le attività elencate dall’art.2195c.c. :
Attività industriale diretta alla produzione di beni e servizi
Attività intermediaria nella circolazione dei beni
Attività di trasporto per terra, acqua, aria
Attività bancaria o assicurativa
Attività ausiliaria alle precedenti
Cioè praticamente tutte…
La Sicilia, non è difficile ribadirlo, è oggi nuovamente terra di conquista. Commerciale, si intende. Il mercato siciliano, come il resto del Meridione, è uno dei fondamentali sbocchi per parecchie imprese in cerca di acquirenti. Imprese spesso anche multinazionali.
Per capirne la portata della imposizione fiscale a totale beneficio della Regione Siciliana applicata direttamente agli impianti e stabilimenti di imprese commerciali.. basta guardarsi in giro.
A casa, in ufficio, la maggior parte degli oggetti ha una provenienza non siciliana ed è stata venduta in Sicilia spesso attraverso impianti e stabilimenti promanazione diretta della casa madre.
Andando solo per macrolinee ed a titolo esemplificativo, il prelievo ex art. 37 dello Statuto potrebbe essere quindi applicato anche alle fabbriche di autovetture (Termini Imerese ci ricorda qualcosa..), agli ipermercati (che in questo caso potrebbero essere oggetto di prelievo sia in quanto tali sia gli stessi prodotti venduti qualora provengano da uno stabilimento Siciliano. Giusto per fare un esempio il tributo regionale potrebbe essere dovuto dall’Auchan che vende il latte Sole sui suoi scaffali ma anche dalla Sole stessa che il latte lo produce in Sicilia e (perché no?) alle banche non per la loro attività di risparmio ma per la loro attività commerciale (in fondo rientrano a pieno titolo nell’art. 2195 c.c.) ma anche alle pompe di benzina e all’ENEL per il solo fatto di 'vendere' energia alle nostre case (l’imposta sull’energia è esosa ma potrebbe andare interamente alle casse regionali ex art. 37 dello Statuto Siciliano). E potrebbero esserci anche tanti altri esempi. Anche la Ibm che ha prodotto e che mi ha venduto questo pc forse dovrebbe un tributo alla Regione qualora questo siano stato venduto da impianti o stabilimenti in Sicilia... La portata è enorme e non si fermerebbe ai soli 8 miliardi di euro quali proventi fiscali derivanti dai processi di raffinazione. I numeri potrebbero allora facilmente raggiungere le 3 cifre. Davanti a 'miliardi', intendo. Senza esagerare, la Sicilia potrebbe diventare veramente come la Svizzera..